Ripeti con me: “la vulva non è la vagina”

anatomia, vulva-dotats

Hai presente tutte quelle domande esistenziali a cui non sei mai riuscitə a dare una risposta?
Bene, ora mettile un attimo da parte perché l’obiettivo di oggi è quello di risolvere un mistero altrettanto importante: come mai è ancora così comune riferirsi ai genitali femminili con il termine vagina?

Il problema della confusione tra vulva e vagina nasce dal fatto che parlare correttamente dei genitali femminili continua a rimanere – inspiegabilmente – un tabù. Ma chiamarli con il giusto nome è fondamentale per dar loro tutta l’attenzione (e l’amore) che meritano. E tu gliela vuoi dare, vero? Allora partiamo da 3 domande chiave per avere le risposte giuste.

1. Cosa significa vagina?

Quando penso alla parola vagina, la prima cosa che mi viene in mente è una delle opere teatrali che più mi hanno ispirata in tutta la mia vita: I monologhi della vagina. Eve Ensler racconta del rapporto che lei e molte altre donne hanno con la propria vagina, con l’obiettivo di far notare quanto questa sia perlopiù sconosciuta e abbandonata nel suo angolino. In verità però, senza nessuna offesa a Eve, l’opera si sarebbe dovuta chiamare I monologhi della vulva.

Questo ti fa facilmente capire quanto sia comune che il termine vagina venga usato nel modo sbagliato, perfino nei contesti in cui si è veramente sensibili ai temi della sessualità e del piacere femminile. 
Fino a qualche anno fa anche io mi riferivo ai miei genitali esterni chiamandoli vagina, tutta soddisfatta di usare questa parola senza vergogna. È solo quando ho iniziato a studiare la sessualità più attentamente che mi sono resa conto che non stavo facendo un favore al mio corpo e tanto meno a quello di tutte le altre persone con una vagina.

Come dico spesso, le parole che usiamo plasmano fortemente il nostro pensiero.
Considera che il termine vagina deriva dal latino e significa guaina, fodero. Sostanzialmente stava a indicare il posto dove i soldati riponevano la loro spada. E così i nostri cari latini hanno ben pensato che fosse perfetto anche per descrivere il tubo che doveva contenere la spada per eccellenza: il pene. 

Quindi sappi che se parli di vagina ti stai riferendo solo al canale fibromuscolare che collega l’esterno del corpo alla cervice dell’utero e che, quando non viene usato, è molto stretto e schiacciato – un po’ come un calzino abbandonato in fondo al cassetto.

Tutte le parti degli organi genitali femminili esterne a questo canale, dove le vogliamo mettere?
In particolare dire vagina non permette di prendere in considerazione il vero organo del piacere femminile – il clitoride – e soprattutto riduce la sessualità delle donne alla semplice funzione di “contenitore”: garantire un posto in cui mettere la spada, appunto.

2. Cosa si diceva dei genitali femminili nei secoli passati?

Nel Medioevo si credeva che gli organi genitali femminili fossero essenzialmente la stessa cosa di quelli maschili ma “al contrario”, cioè rivolti verso l’interno. Quindi il pene veniva paragonato alla vagina, lo scroto all’utero e i testicoli alle ovaie.

Molti anni dopo, sulla base di questa idea, il nostro sempre presente amico Freud ha elaborato la teoria dell’invidia del pene, sottolineando l’angoscia che le bambine sperimenterebbero quando notano di non possedere un pene.
Ma non è finita qui: nella teoria freudiana la fase dell’invidia del pene sarebbe fondamentale per lo sviluppo della sessualità femminile, perché il senso di mancanza e vuoto causato dal possedere solo una vagina (un tubo vuoto, appunto), determinerebbe il passaggio dall’attaccamento alla madre alla competizione con quest’ultima per l’attenzione, il riconoscimento e l’affetto del padre.

Come al suo solito, anche con questa teoria Freud ha messo al centro della sessualità femminile la vagina, negando alle donne la possibilità di avere una sessualità matura indipendente dagli uomini e ignorando completamente l’esistenza e la funzione del clitoride.

Per fortuna oggi sappiamo bene che il pene andrebbe paragonato proprio al clitoride, perché i due hanno in comune la stessa origine embrionale, alcuni aspetti anatomici e la struttura istologica.
La grossa differenza è che il clitoride ha fino a 8000 terminazioni nervose, mentre il pene ne ha solo 3000. Questo significa che il primo è 3 volte più sensibile del secondo. 

A chi è che manca qualcosa ora, Sigmund? 

3. Qual è la parola giusta da usare?

Abbiamo appena imparato che se continuiamo a usare il termine vagina per indicare gli organi deputati alla sessualità femminile, lasciamo da parte una cosa importantissima della cui esistenza non è proprio il caso di dimenticarci: il clitoride.

La parola corretta per definire tutti i genitali esterni femminili, sia quelli riproduttivi che quelli del piacere, è vulva.

Vulva, vulva, vulva, vulva, vulva…

MEMORIZZA!

Deriva da volva, o involucro, e sta a indicare ciò che avvolge i genitali. Quando parliamo di vulva comprendiamo quindi le labbra (interne e esterne), il clitoride, l’orifizio vaginale e l’orifizio uretrale.

Ora il nostro compito è quello di usare i termini vagina e vulva nel modo giusto per lasciarci alle spalle tutti gli anni in cui il corpo femminile è stato visto solo in funzione della riproduzione e/o del piacere maschile. La vagina è essenziale per i rapporti eterosessuali di tipo penetrativo e per far nascere i bambini: in quest’ottica la parola vagina viene venerata per le ragioni sbagliate e tutte le altre parti dei genitali diventano inutili. Se continua a far parte delle nostre conversazioni, è perché non si parla ancora abbastanza di salute, anatomia e soprattutto piacere femminile.

Il termine vulva viene ad oggi usato quasi solo nei libri di anatomia e raramente nelle conversazioni. Ma come dice la psicologa Harriet Lerner, non utilizzarlo ha delle serie e gravi conseguenze perché “ciò che non viene nominato, non esiste”.

La vulva e il clitoride – in quanto simboli del piacere femminile – nei discorsi della maggior parte delle persone sono un tabù ancora più oscuro della penetrazione o delle mestruazioni.
Ma non facciamoci spaventare: diciamo tutti vulva, perché la vulva rappresenta la sessualità femminile indipendente, che si può avere anche senza peni. 

Cambiamo il mondo partendo dalle parole giuste!

Silvia Gioffreda

1 commento

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